ATTORI SI NASCE?
Domanda: hai sempre voluto fare l’attore? Risposta: no. A otto anni volevo fare l'architetto. Mi piacevano i modellini, impazzivo per tutto ciò che riproduceva la realtà in scala. Più avanti, alle
medie inferiori, decisi che avrei fatto lo psicologo. Poi, come sempre, la vita è quello che accade mentre fai programmi, o giù di lì. Così un giorno una mia compagna di liceo mi trasportò
casualmente nel fantastico mondo del teatro. Quindi deposi squadre, matita e Freud e partecipai ai laboratori di un certo Giovanni Nardoni. Da lì tutto ebbe inizio. O tutto ebbe fine, a seconda dei
punti di vista. Perché sarebbe cominciato un percorso tortuoso, irto di difficoltà e di impietosi insuccessi, di soddisfazioni personali ed economiche tanto sporadiche quanto le oasi nel deserto, di
un logorio fisico e mentale che dura ormai da più di quindici anni. E, se oggi decido di scriverne, è solo perché forse, dico forse, qualcuno potrebbe trarne ispirazione o decidere di abbandonare
questa strada ancor prima di intraprenderla. Arriva però un momento nella vita in cui è necessario fare ordine nei propri ricordi e pulirli col sacro fuoco del perdono, del dispiacersi, dell'amore e
della gratitudine. Ho deciso che lo farò con voi, con chi vorrà seguirmi, semmai qualcuno ci sarà. E non per egocentrismo. Scriverò questo diario per me stesso e se avrà generato una riflessione
anche in un solo lettore mi sentirò soddisfatto. E non tentate di mettere "mi piace" o di lasciare commenti: sono funzioni che ho deliberatamente disabilitato. Questa è casa mia. E siete liberi di
lasciarla quando volete.